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Autori delle canzoni napoletane

Nicola Valente
(28 agosto 1881, Napoli – 16 settembre 1946, Napoli)

Nicola Valente, compositore italiano, nacque a Napoli il 28 agosto 1881, primogenito del grande compositore Vincenzo Valente, uno dei padri fondatori della canzone napoletana. La casa paterna era frequentata dai principali autori della canzone napoletana, talché il piccolo Nicola entrò presto in contatto con la musica, per la quale mostrò predisposizione. Il padre sognava per lui un avvenire da concertista e lo iscrisse al conservatorio di San Pietro a Majella dove Nicola si diplomò in armonia e composizione, guidato da Niccolò Van Westerhout.

Nicola Valente diventò un formidabile pianista e fu invitato per una serie di concerti a Malta. Iniziò così la sua carriera di pianista, che interruppe a causa della nostalgia del suo paese. Fatto ritorno a Napoli, Nicola Valente si dedicò alla composizione di canzoni.


Nicola Valente all'età di 30 anni

Cominciò all'età giovanile con le macchiette per Nicola Maldacea, tra cui: "Sò semp' 'o stesso!", "Don Pippetto" e "Fanny!", premiata con diploma d'onore al concorso Piedigrotta 1899 della rivista La tavola rotonda.


Dal 1912, insieme al contratto della casa editrice Polyphon e a un reddito costante, arrivarono le prime affermazioni: "'E ffigliole" su testo di Rocco Galdieri, "Tutta mia!" (Antonio Barbieri), "Parole d'ammore" e "Serenata a 'na vicina" su versi di Salvatore Di Giacomo.


A differenza del padre, inelegante, tozzo e grossolano, Nicola Valente era un bel ragazzo, sagace e ironico ma irrequieto. Una nota su fascicolo dalla Piedigrotta Polyphon 1914 ben descrive il suo carattere: "Esce di casa, in tutta fretta. Vede una carrozzella in corsa e vi si slancia dentro. Piomba addosso al passante per chiedergli un cerino. Risale in carrozzella, ne ridiscende subito dopo. Irrompe nella sede della Polyphon, lancia il cappello di paglia sotto un tavolo, spalanca le persiane alle finestre, si getta a sedere innanzi al piano, spaventa la tastiera in un gran sussulto di note, corre d'improvviso in un'altra stanza, soffocato da un gran caldo, liberandosi con un movimento solo della giacca, che generosamente getta sulle spalle del biondo Scarano. Chiede a gran voce un refrigerante, e, poiché nessuno se ne dà per inteso, minaccia: "Ah, sì?" e, di sul balcone, chiama un caporal maggiore di passagio: "Pss. Pss, caporà! Non sia mai per comando… entrate nel bar qua sotto e fatemi salire una tazza di caffé bollente!" Questo terremoto umano s'intitola Nicola Valente".


In questo periodo compose anche per il teatro musicale, a partire dalla rivista "Madama Europa" (1916) e dalla commedia "La moglie nascosta" su libretto di Rocco Galdieri (1916). Passò poi all'operetta: nel 1918 musicò "La bella Mara" (tre atti, su libretto di un tal Zecchi). Nel 1923 completò la paterna "Nemesi" (tre atti, Alfredo Napolitano), riproposta modificata nel 1925 col titolo "Lo shimmy verde". Nel 1928 scrisse insieme a Ernesto Tagliaferri la musica di "Mugika" (tre atti, Alfredo Napolitano).


Tornando alla canzone, dalla fine degli anni Venti ebbe inizio per Valente un ciclo fortunato. Toccò con uguale perizia e genialità tutti i generi di composizione, dal drammatico ("Malandrino", "Manname 'e cunfiette!") al romantico ("Anema nera", "Siente, Marì!"), dal comico ('N'accordo in "Fa", "'A casciaforte") al brioso ("'O sciopero d' 'e ffemmene", "Tutto è pronto").


Lavorò con le case editrici "Gennarelli", "La canzonetta", "Santa Lucia" prima di fondare nel 1934 la "Bottega dei Quattro" con Libero Bovio, Gaetano Lama ed Ernesto Tagliaferri. Da questa casa editrice furono pubblicate tutte le prossime canzoni di Nicola Valente tra cui: "'E bbuscie", "Fantasia" e la famosa "Passione" (coautore Tagliaferri).


Nel 1903 Nicola Valente sposò Gemma Ceravolo, da cui non ebbe figli. Valente junior aveva il vizio del gioco e spesso tirava tardi, suscitando le ire della moglie. Una volta, finita all'alba una partita di tressette, si allungò a Mergellina e comprò un chilo di pesce. La consorte lo attendeva sveglia, lui la rabbonì: "Aggio aspettato ca tiravano 'a rezza pe' te purtà 'stu bello fritto".


Nicola Valente e Mario Cosentino

Collaborò con molti poeti dell'epoca e scrisse capolavori: "Core signore" (con Salvatore Baratta), "'A zingara" (con Domenico Furnò), "Fantasia 'e surdato" (con Beniamino Canetti), "Nun è Carmela mia" (con Francesco Fiore), "Torna!" (con Pacifico Vento).

Insieme a Libero Bovio produsse altre canzoni fortunate, in particolare "E tu chi sì?", "Brinneso", "Ll'addio", "Napule d' 'e ccanzone", "Tatonno se ne va!" e famosissima "Signorinella", musicata in dieci minuti, per necessità di contante, da Nicola uscito insonne dal Circolo della Stampa dopo l'ennesimo naufragio nel verde di un tavolo da poker. Anche se la sua produzione non ebbe un livello pari a quello del genitore, si può ben affermare che nei suoi trentaquattro anni di attività, senza contare gli anni giovanili dedicati alle macchiette, Nicola Valente giammai venne abbandonato dal pubblico, nè mai qualche sua canzone venne disapprovata.


Nicola Valente fra Rina e Beniamino Gigli

Nel 1944, penultimo anno di guerra, Nicola Valente ottiene ancora un grande successo: "Simmo 'e Napule, paisà!" su testo di Peppino Fiorelli. L'ultimo successo, su versi di Tito Manlio, fu la canzone "Addio, mia bella Napoli!". Quasi presago di una fine imminente, Nicola scrive quella garbatissima musica. È il suo canto del cigno, la canzone d'addio.


Passato a letto gli ultimi mesi della sua vita, il maestro, però, trovava la forza per levarsi dal letto e accostarsi vacillando al pianoforte.


Nicola Valente morì il 16 settembre 1946 a 65 anni. La canzone "'E denare" (pubblicata postuma nel 1947) fu il suo ultimo lavoro.



"Nuova Enciclopedia illustrata della Canzone Napoletana", Pietro Gargano,
"Enciclopedia della canzone napoletana", Ettore De Mura,
Enciclopedia Treccani
Fonti: